Sono ancora molti i pregiudizi sulla figura professionale dello psicoterapeuta e sui suoi pazienti.
Il pregiudizio più comune e, a mio parere, più grave è quello di considerare il terapeuta come “il dottore dei matti” o “il dottore dei deboli”.
Tant’è che nessuna persona avrebbe problemi a chiedere a parenti o amici il contatto di un bravo dermatologo, fisioterapista, nutrizionista, etc; ma il passaparola per avere il contatto di uno psicoterapeuta è molto più complicato perché spesso intervengono emozioni legate alla vergogna, all’ansia, alla paura del giudizio altrui. Si teme di essere -per l’appunto- considerati “matti”.
Eppure, ciò che io osservo nel mio lavoro è il coraggio che esprimono i miei pazienti durante il percorso di psicoterapia. Non è banale decidere di uscire dalla propria zona di comfort e mettersi in gioco per stare meglio. Ci vuole forza per narrare e ri-narrare la propria storia, spesso dolorosa, e dargli un nuovo senso.
Molte persone hanno una considerazione monolitica di sé, ripetono spesso “sono fatto così”, “questo è il mio carattere” come se fossero convinti e destinati ad essere per sempre ciò che sono.
Il coraggio dimostrato dai pazienti è innanzitutto quello di accettare le proprie sofferenze, le proprie debolezze, chiedendo aiuto per superarle.
Di certo non esiste la bacchetta magica e per far sì che il percorso sia fruttuoso, è necessario avere voglia di cambiare e impegnarsi affinché ciò accada. Ma chi varca la soglia di una stanza di psicoterapia sta già facendo un lavoro su di sé! Questo non significa che il paziente non abbia paura, ma -rispetto a molti altri- sappia affrontarla.
Siete davvero sicuri che chi affronta i propri traumi sia un debole?
Vi è davvero così facile pensare che chi lavora sulla propria autostima sia matto? E chi sono i matti?
Credo fortemente che riflettere su di sé in un percorso terapeutico sia un atto eroico e degno di stima.
La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno
e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle.
(Sant’Agostino)
Nel processo terapeutico, gli sforzi e il coraggio vengono ripagati dall’acquisizione di nuove competenze, i pazienti diventano infatti molto più capaci di ascoltare i propri bisogni, di accedere alle loro risorse e di comprendere i propri schemi di comportamento ricorrenti o di capire il senso dei sintomi manifestati.
La psicoterapia può essere utile a chiunque, chiunque può imparare a conoscersi e a gestire meglio le proprie emozioni nei momenti di difficoltà.
Tutti meritiamo di stare meglio e di scoprire risorse che non sapevamo di avere.
Nella vita non bisogna mai rassegnarsi,
arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella “zona grigia” in cui tutto è
abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.
(Rita Levi-Montalcini)
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